Interessanti occasioni culturali a Milano…
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27 Maggio 2025
Concerto “Melodie d’inchiostro” organizzato dalla Scuola “Cantoalato”
In una città come Milano, molto operosa ma non meno ricca di occasioni culturali, capita spesso di assistere ad eventi o spettacoli piuttosto particolari e perfino insoliti. Qualche giorno fa, la Scala ha proposto, ad esempio, un concerto dedicato ad alcune musiche di Kurt Weill raramente ascoltate dal grande pubblico: di questo grande Autore tedesco che risiedeva negli USA, personalmente ricordo le musiche per l’“Opera da tre soldi” di Bertholt Brecth ascoltata al Piccolo Teatro di Milano negli anni ’60; peraltro, Brecht è un autore con il quale Weill collaborò sovente. A distanza di molti anni dalla prima conoscenza dell’opera di Weill, in questo concerto diretto da Riccardo Chailly appare ancora più evidente la critica alla società americana del suo tempo, fortemente impregnata dalla volgarità del potere come espressione lampante del vile denaro. Grazie anche all’intrigante regia di Irina Brook, ascoltando la musica di Weill (in verità non adatta a tutti gli orecchi proprio per la ricorrente e voluta forzatura dei ritmi e dei timbri), sono stato colpito soprattutto dalle parole dei testi, per la loro sapiente crudezza: quelle parole, assieme alla musica molto accentata dalle logiche culturali del secondo dopoguerra americano, richiamavano sistematicamente alla mente i disegni e i dipinti di Georg Grosz piuttosto che di Otto Dix che condividono con esse il disprezzo per la volgarità attraverso l’ostentazione della volgarità stessa (figg. 1 e 2).
Le canzoni proposte dai giovani artisti Shuyuxin Zhi, Ruiwen Wang, Jianwei Liu, Xinrui Liu, Qixiang Tan e Tianze Zheng
Venerdì scorso ho poi accettato volentieri l’invito, rivoltomi dall’amico maestro Gioele Muglialdo, di assistere al concerto “Melodie d’inchiostro” organizzato dalla Scuola “Cantoalato” in collaborazione con la Casa di Riposo per gli anziani musicisti finanziata da Giuseppe Verdi su progetto dell’architetto eclettico Camillo Boito (fratello di Arrigo, il famoso librettista). Il concerto in questione intendeva presentare al pubblico italiano una serie di canzoni d’arte cinesi concepite a partire dagli anni ’30 come curioso incontro tra la raffinata tradizione poetica e canora della cultura cinese con la lirica occidentale: per dirla con gli organizzatori dell’evento, si è trattato di un «autentico ponte tra civiltà»,apparentemente lontane, attraverso la musica; «Le romanze, tutte in lingua cinese, spesso si ispirano a poemi classici o mettono in musica poesie di una tradizione millenaria a partire dal periodo pre-imperiale, toccando temi come la nostalgia per la persona amata e l’amore per la propria terra, cari ai poeti cinesi. Il linguaggio musicale contiene elementi della tradizione e talvolta richiama melodie popolari. Allo stesso tempo sono evidenti tecniche espressive proprie della musica colta europea, con sonorità e armonie che talvolta richiamano i Lieder tedeschi e l’opera lirica italiana». Le canzoni proposte dai giovani artisti Shuyuxin Zhi, Ruiwen Wang, Jianwei Liu, Xinrui Liu, Qixiang Tan e Tianze Zheng (figg. 3-6), allievi del maestro Luca Canonici, erano accompagnate al piano dallo stesso maestro Muglialdo (che ha ideato il programma). I brani presentati, davanti a un pubblico piuttosto specialistico, nell’elegante salone della benefica Istituzione verdiana, sono opere degli autori più importanti della Cina moderna: alcuni di essi, i cui testi spesso appartengono alla tradizione antica, sono ormai considerati comunque dei veri e propri “classici”. Ho particolarmente apprezzato “Nostalgia della patria” scritta nel 1932 da Huang Zi con i versi di Wei Hanzhang, che esprime un profondo sentimento di nostalgia per la propria terra natale con una musica avvolgente, ricca di sincera intensità proposta dal tenore Jianwei Liu.
I rami di salice si tingono di verde,
è appena passato il Qingming.
Da solo, appoggiato alla balaustra, in silenzio, mi sembra
ancora più insopportabile il canto del cuculo oltre il muro,
che ripete:
“Non sarebbe meglio tornare a casa?
…
Particolarmente interessante è stata anche “La canzone dei lavoratori del porto” composta da Nie Er nel 1934 e cantata dal basso baritono Tianze Zheng: essa racconta il duro lavoro e la lotta dei portuali di Shanghai durante un periodo di oppressione e di ingiustizia.
«Attraverso un ritmo incalzante e melodie ispirato ai canti da lavoro tradizionali, il brano ci trasporta in un mondo fatto di sudore, sangue e coraggio. È il grido di uomini e donne che, pur nella fatica quotidiana, non rinunciano alla speranza e alla dignità».
Dal mattino alla sera, dalla sera al mattino, gli occhi sono offuscati, lo scheletro sembra spezzarsi.
Carica! Carica! Hei yī yō hē, hei yī yō hē, hei yī yō hē, hei yī yō hē…
Sacchi pesanti di juta, barre d’acciaio, lastre di ferro, casse di legno, tutto grava su di noi!
…
No! Fratelli, uniamoci, marciamo verso la strada della vita!
Carica! Carica! Hei yī yō hē, hei yī yō hē, hei yī yō hē, hei yī yō hē…
L’evento svoltosi presso la Casa di Riposo Giuseppe Verdi si è concluso con l’emozionante pezzo “Ti amo, Cina” composto nel 1979 da Zheng Qiufeng su testo di Qu Cong per il tema musicale del film “Il Figlio Rosso d’Oltremare”. Cantato in coro da tutti i giovani artisti cinesi, «attraverso una melodia nobile e accorata, il brano esprime l’inesauribile affetto dei figli della Cina, ovunque si trovino, per la loro terra natale. Si tratta di un canto che celebra la bellezza della natura, la forza del popolo e l’amore eterno per la madrepatria».
Io sono il fiore che sboccia nella tua primavera, Io sono il fiume che scorre tra le tue montagne.
Oh mia amata madrepatria, Ti amo con il cuore, Cina!
Io sono la rondine che vola nel cielo blu, Io sono un lampo che illumina il tuo orizzonte.
Oh mia amata madrepatria, Ti amo con la mia voce pura!
Ti amo con la neve che danza in inverno, Ti amo con il sole che brucia d’estate, Ti amo con ogni goccia di pioggia che nutre la terra, Ti amo con ogni bacio della brezza leggera
Oh mia amata madrepatria, Ti amo profondamente, Cina!